Gli innocenti non vanno in carcere.
Sono sempre assai competenti i ministri della giustizia.
Tutti i filosofi sono ateniesi.
– Giogrgio Caproni, Deus Absconditus
Una associazione a delinquere, con fini di illecito arricchimento per i propri associati, e che si pone come elemento di mediazione tra la proprietà e il lavoro; mediazione, si capisce, parassitaria e imposta con mezzi di violenza.
Una volta Puškin ha scritto una lettera a Rabindranath Tagore. «Caro amico lontano», gli ha scritto, «io non La conosco, e Lei non mi conosce. Sarebbe bello conoscerci. Stia bene. Saša.» Quando è arrivata la lettera, Tagore stava meditando. Una meditazione così profonda, che si tagliava con il coltello. La moglie lo scuoteva, lo scuoteva, gli metteva la lettera sotto il naso, niente da fare, non la vedeva. Lui, a dire il vero, non sapeva leggerlo, il russo. Così non si son conosciuti.
– Paolo Nori, da I russi sono matti, Utet
“Non è stato affatto dimostrato che il Mannino fosse finito anch’egli nel mirino della mafia a causa di sue presunte e indimostrate promesse non mantenute (addirittura, quella del buon esito del primo maxi processo) ma, anzi, al contrario, è piuttosto emerso dalla sua sentenza assolutoria per il reato di cui agli art. 110, 416 bis c.p., che costui fosse una vittima designata della mafia, proprio a causa della sua specifica azione di contrasto a ‘cosa nostra’ quale esponente del governo del 1991, in cui era rientrato dal mese di febbraio di quello stesso anno” così si legge nelle motivazioni della sentenza emessa dai giudici di Appello di Palermo che hanno assolto l’ex giudice Calogero Mannino dall’accusa di minaccia a Corpo politico dello Stato”. [*]
I giudici, nei fatti, smontano la tesi della procura: nessuna trattativa con la Mafia. Mannino era nel mirino di Cosa Nostra non per non aver rispettato un patto, ma per averla contrastata. È vittima. È come se i pm avessero accusato di omicidio il morto ammazzato.
Quel che fa l’arte non è rendere visibile l’invisibile, ma rendere visibile il visibile.
– Paolo Nori, da I russi sono matti, UTET
Mi sono fatto scrivere cose sulle pelle che avevo paura di dimenticare.
Ché mica ci avevo pensato io che non c’è un posto più sicuro della pelle per appuntarsi i ricordi?
Mi sono fatto scrivere cose sulla pelle che solo provando a dirle mi si inceppava il pensiero.
Non è facile fare la pace con gli odori e le immagini e i ricordi (quelli belli e quelli brutti, intendo) e tutto il resto; fortuna che sulla pelle c’è spazio a sufficienza per chiedere scusa e non scordarselo mai.
Mi sono fatto scrivere cose sulla pelle, cose che mi ricordino di dimenticare.
L’incostanza e la superficialità dei bambini cerca sempre nel più stupido motivo un grande significato.
– Mishima Yukio, Diario di preghiere (Italian Edition). Zoom Feltrinelli.
Se la vita di molti uomini […] scorre inconsapevolmente, allora è come se non ci fosse stata.