Nel rigore dell’inverno russo, a un bambino fu rivelato un segreto, un linguaggio silenzioso ed elegante che danzava fra i numeri e le forme. Tale era Vladimir Igorevič Arnol’d, figlio di un’era di grandi sognatori. Nelle sue mani infantili, inaspettatamente, scoprì un sentiero per il suo futuro – una traccia matematica che lo condurrebbe, da quel momento in poi, in un viaggio di scoperta e di rivelazione.
Come un navigante solitario nel mare sconfinato della matematica, Arnol’d ha sempre cercato quel faro, quella sensazione meravigliosa di scoperta che l’aveva catturato da bambino. Dal 1954, l’Università di Mosca fu il suo porto, il suo punto di riferimento. Laureato nel 1959, dottore nel 1961, mentore Kolmogorov – un viaggio fra le stelle di una costellazione in continua espansione.
A vent’anni Arnol’d fece tremare il mondo scientifico, risolvendo l’intricato tredicesimo problema di Hilbert, portando a compimento l’opera del suo mentore. Con arguzia e fermezza, riuscì a tracciare un ponte che collegava le equazioni algebriche di settimo grado con le funzioni continue di due variabili. Da quel giorno, la sua voce divenne un riferimento nel coro degli studiosi.
La sua avventura lo portò, nel 1985, a incrociare un nuovo orizzonte: l’Istituto Steklov. In seguito, anche l’Università di Parigi-Dauphine lo accolse come un viaggiatore di ritorno, rendendolo professore e dispensatore di sapere.
Ma come un fiume che non smette mai di scorrere, Arnol’d non cessò mai di interrogarsi sul mondo dell’educazione, di metterne in discussione i meccanismi, le pratiche. Critico, a volte irriverente, vedeva la matematica non come un semplice elenco di formule, ma come un viaggio di scoperta, una narrativa che doveva essere vissuta e condivisa in tutta la sua complessità.
Tuttavia, il suo percorso non fu privo di ostacoli. La Medaglia Fields, massimo riconoscimento nel campo matematico, gli fu negata nel 1974. Il suo coraggio nel difendere un collega dissidente lo espose all’ira del suo governo, ma mai ha egli smesso di navigare, di cercare quel faro, quella sensazione meravigliosa che era stata la sua bussola da bambino.
Arnol’d ha tracciato un solco profondo nel tessuto della matematica, un solco che continua a guidare e ispirare. Il suo viaggio è una testimonianza di coraggio, di ricerca e di passione, una luce che continua a brillare nel cuore della matematica, oltre i confini del tempo e dello spazio.