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Risonanze dell’Infanzia…

Una foto ingiallita, consumata dall’uso, in mano ha il peso di una pietra e il sapore del mare salmastro che bagna i nostri primi passi. La classe di allora, una moltitudine di volti amici, sguardi teneri e spensierati; alcuni di quei sorrisi ancora lì incrocio per le vie del paese, altri si sono persi nei meandri della memoria. Non importa, in quell’immagine ci sono tutti, e i loro nomi risuonano in una melodia lontana, una canzone d’infanzia che non si dimentica. In quegli anni, si è scritta la grammatica della nostra esistenza, la trama dei primi sogni e le linee guida delle avventure future. Eravamo marinai senza mare, esploratori di un mondo che ci appariva vasto e inesplorato. Le mani strette, le risate sincere, i giochi condivisi sono diventati il ritmo del nostro crescere. Il tempo, implacabile maestro, ci ha scolpiti e modellati, ha disegnato traiettorie diverse, ci ha spinti su strade non parallele. Eppure, l’essenza di quegli anni, il sapore passato dei giorni felici, non ha smesso di vibrare nelle nostre ossa. Siamo fiumi che scorrono, cambiando direzione, ma l’acqua è la stessa, e porta con sé i sedimenti dei nostri primi anni.
Le piacevoli casualità della vita, come l’incontro con gli amici di scuola, sono come l’eco di una melodia che continua a risuonare, a dar forma a ciò che siamo. L’amore, l’amicizia, i dolori e le gioie, sono tessere di un mosaico che non smette mai di essere costruito. I passi che abbiamo compiuto sono intrisi di quei ricordi, di quei visi, di quei momenti. Se guardiamo indietro, possiamo ancora vedere i sentieri che abbiamo percorso, i bivi che abbiamo attraversato. In fondo, siamo il risultato di ogni sguardo incrociato, di ogni mano stretta, di ogni parola scambiata. La vita ci dona questi momenti, queste connessioni, come fossero perle sparse in un mare sconfinato. Raccoglierle, custodirle, è un dovere e una grazia, un omaggio alla semplicità e alla profondità dell’essere umani, in un mondo che a volte sembra dimenticare la dolcezza dell’infanzia e la purezza delle prime amicizie.
Tutto ciò che siamo, tutto ciò che saremo, porta con sé il segno di quei giorni, di quei volti, di quei nomi. E forse, in una stanza segreta del cuore, quel banco di scuola, quel sorriso sincero, quella stretta di mano, continuano a vivere, eterni e immutabili, come un faro che illumina il nostro cammino.

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