L’ombra delle montagne, l’intrico dei fiumi, e il passaggio furtivo dei cavalli selvaggi: queste sono le impressioni che emergono dalle pagine di “Megalith-Still”. Come i versi di un poeta che descrive un sogno appena sfuggito, Mimi Plumb ci invita a condividere il suo dialogo silenzioso con il paesaggio indomabile del Kings Canyon.
La natura, nel suo stato più puro, diventa un enigma in grado di svelare la nostra essenza, richiedendo una sintonia delicata e una dedizione che supera l’osservazione superficiale. Il branco di cavalli diventa un segreto rivelato solo a coloro che hanno la pazienza di attendere, di comprendere il linguaggio sottile dei movimenti e dei ritmi della terra. Gli incontri ravvicinati dell’autrice con questi cavalli non sono semplici osservazioni, ma piuttosto delle danze, dialoghi mudi in cui la vita si svela nei suoi dettagli più intimi e misteriosi. E come la corsa dietro ai cavalli, ogni tentativo di catturare pienamente questi momenti rimane elusivo, sempre un passo avanti alla comprensione umana.
“Megalith-Still” non è un libro, ma un prato, un fiume, un cavallo che corre. È l’invito di un’artista a rimuovere le scarpe e i calzini, ad arrotolare i pantaloni, e ad entrare nell’acqua del mistero e della bellezza. È un invito ad abbandonare le sicurezze per inseguire qualcosa di più grande e più profondo, proprio come i cavalli che abbandonano bruscamente il prato, lasciandoci in uno stato di meraviglia e di desiderio.
In un’epoca in cui le distanze si misurano in clic, Plumb ci ricorda che il viaggio vero richiede tempo, fatica e la capacità di vedere oltre l’ovvio. La sua ricerca del sublime ci sfida a fare lo stesso, a cercare il medesimo branco di cavalli nelle nostre vite, nelle nostre anime. Un libro non solo da leggere, ma da vivere, come una melodia antica che risuona nelle profondità dell’essere.