S’intrecciano destini e ferite, personaggi che vivono e soffrono, amano e odiano. Il nuovo libro di Michela Murgia è un viaggio, una scoperta, una perdita e una rinascita. Si parla di cambiamenti radicali che costellano la vita come stelle in una notte senza luna.
Una sera ci si siede a tavola e tutto cambia. La perdita, la malattia, l’amore tradito, la vita capovolta. Ecco l’essenza, il nucleo, la realtà nuda e cruda del romanzo di Murgia. Nessun ornamento, nessuna esagerazione; solo verità, dura come la pietra e fresca come l’acqua di montagna.
Questi personaggi, questi esseri umani in carta e inchiostro, sono vivi. Respirano, si muovono, si tagliano e si ammalano. Vomitano amore e rabbia in un mondo che è sì immaginario, ma anche così vicino, così palpabile.
Il lettore cammina con loro, soffre con loro, ama con loro. È un viaggio attraverso l’umanità, attraverso le pieghe più oscure e più luminose dell’anima.
Murgia scrive con grazia, con leggerezza. La sua penna tocca il cuore senza pesare, solleva lo spirito senza sforzo. Il suo è un libro originale, profondo, che rimanda a grandi opere della letteratura mondiale, ma che rimane unico, irripetibile.
La migliore risposta a un disastro che non controlli è un disastro che controlli. Le parole di Murgia sono un’eco di questa verità, un richiamo alla riflessione, alla meditazione. Un invito a guardare dentro sé stessi, a cercare la grazia anche nel dolore, la forza anche nella fragilità.
Questo è un libro che parla, che vive. È una storia di storie, un inno alla vita, un canto d’amore e di perdita. Un romanzo che non si legge solamente; si sente, si tocca, si vive.
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