In una afosa mattina d’agosto, la stazione di Bologna si animava di viaggiatori. Nessuno poteva immaginare che una bomba celata in una valigia stesse per stravolgere le loro vite.
Alle 10.25, l’esplosione. Un boato assurdo, che squarcia corpi e coscienze. Emergono scene strazianti, impresse nella memoria collettiva. Soccorsi improvvisati, ambulanze insufficienti. L’orologio fermo su quell’istante di orrore.
È l’inizio degli “anni di piombo”, stagione buia che quasi sovverte la democrazia. Terrorismo, stragi, strategia della tensione. Obiettivi mirati da parte della sinistra extraparlamentare; attacchi indiscriminati da parte dei neofascisti, per seminare paura e insicurezza.
Bologna ne è emblema. A pagare sono cittadini inermi, colpiti per destabilizzare lo Stato. Seguiranno depistaggi, processi interminabili, verità negate. Mandanti forse senza volto, pur nell’accanimento della giustizia.
Eppure la città reagisce con compattezza. La memoria delle vittime alimenta l’impegno civile, ancora oggi incessante. Quell’orologio fermo ricorda a tutti noi l’urgenza di custodire la democrazia, bene fragile.
Sono passati oltre quarant’anni, ma il dolore non si è affievolito. Restano domande aperte, su cui non smettere di interrogarsi. Perché anche di fronte al Male, la speranza non muore.
{ 0 comments… add one }
Next post: L’incanto rubato…
Previous post: …un giardino dell’anima