Nato a Lione nel lontano millenovecento, Antoine prese presto il volo. I cieli erano la sua tela, il rombo dei motori la sua musica. Lassù si sentiva vivo, lontano dalle pastoie terrene.
Pilota audace ma delicato, tracciava rotte di parole che fendessero l’aria. Scrisse di uomini soli tra le nuvole, di amicizie nate in volo, di amori perduti al suolo. Raccontò di piccoli principi caduti da asteroidi, di volpi addomesticate, di rose da proteggere. Parlò di essenziale e invisibile, di cuori che vedono l’essenza.La sua prosa era un aquilone gettato nel vento, leggera ma salda. Frasi telegrafiche tracciavano paesaggi interiori vasti, laconiche pennellate disegnavano sentimenti profondi. Il suo pennello pilota dipingeva la tenerezza con sublime understatement.
Sparì nei cieli del Mediterraneo nel ’44. Ci lasciò pagine indimenticabili, che ancora oggi, come aquiloni nostalgici, sfidano il tempo, librandosi nell’aria calda dei ricordi. Lì rimane Antoine, aviatore di anime, poeta del cielo.
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