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…immagini eterne

Nel fluire del tempo, ci sono attimi che scivolano via come grani di sabbia tra le dita. In quei lampi, Joel Meyerowitz ha colto l’essenza dell’effimero, della fugacità irripetibile del tempo. Si è immerso nell’auto, un guscio in movimento, una conchiglia in transito, e da quel punto di vista ha imprigionato l’eternità in frammenti di secondi.
Ha fatto dell’auto la sua macchina fotografica, un obiettivo ambulante da cui ha guardato il mondo. In un battito di ciglia ha raccolto l’istante e l’ha mutato in immagine, in scena di vita vissuta, in emozioni volatili, in visioni istantanee. Un click della sua Leica e l’attimo è cristallizzato, intrappolato in una scatola di luce e ombra, in un gioco di riflessi e contrasti.
La mostra del 1968 al MoMA ha svelato il suo talento, la capacità di vedere oltre l’ovvio, di cogliere l’unicità nel consueto. Da allora, le sue fotografie sono diventate un punto di riferimento, un esempio di come si può narrare il mondo attraverso la lente di una macchina.
Meyerowitz ha dimostrato che la bellezza si annida ovunque, anche nei momenti più insignificanti e fuggevoli. Ha reso visibile l’invisibile, ha dato forma all’effimero, ha fermato il tempo nel suo scorrere perpetuo. Ha creato un’arte che parla all’anima, che tocca le corde del cuore, che invita a riflettere sull’esistenza.
Le sue immagini sono più che semplici fotografie: sono pezzi di vita, frammenti di un mondo in continua metamorfosi, istantanee di un’eternità in movimento. E in questa danza di luci e ombre, Meyerowitz ci sprona a guardare, a vedere, a pensare.

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