La felicità è un soffio di vento che accarezza i campi di grano, un fruscio sommesso tra le spighe mature. Si insinua tra le pieghe dei pensieri, in punta di piedi, senza pretendere nulla.
È il primo raggio di sole che entra dalla finestra al mattino, che disegna strisce dorate sul pavimento e ti sveglia con dolcezza: risiede nei risvegli silenziosi, nel palpito dell’attesa del giorno che nasce, nel ronzio delle voci amate che pian piano si svegliano in una casa ancora silenziosa, addormentata.
La felicità ama le cose semplici e genuine. È, ad esempio, nel gesto intimo della scrittura: una matita che scorre lieve sul foglio bianco, dando vita a personaggi e storie. È l’eco di una risata lontana, che riverbera tra le pareti e scalda il cuore.
È un guizzo, un attimo, una luce improvvisa nell’oscurità. Brucia in fretta ma lascia una scia luminosa, un ricordo indelebile. È polvere di fata, impalpabile ma presente, che ammanta di magia la vita di tutti i giorni.
La felicità non ha bisogno di applausi o parole altisonanti. Le bastano i sorrisi rubati, gli sguardi complici, la condivisione di piccole gioie quotidiane. È un filo sottile ma resistente, che lega le nostre anime nei momenti più semplici.
Basta saperla cogliere, nelle pieghe del tempo, e conservarne il ricordo come un fiore prezioso tra le pagine di un libro. Perché la felicità è un dono sfuggente, ma se la cerchiamo con cuore lieve, torna sempre a farci visita.
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