Lui è William Eggleston, nato nella polverosa Memphis, Tennessee, nel 1939, immerso in un mondo che ancora non sapeva di colori. Il suo nome echeggerà negli angoli del tempo come colui che dipinse la fotografia con una tavolozza sconosciuta, una tavolozza a colori.
Egli viveva nel bianco e nero, giocando con supporti e formati, ma già sognava un mondo di tonalità sconosciute. Nel 1967, l’audacia lo portò a John Szarkowsky, un custode di memorie al MoMa di New York, con sotto il braccio, il suo lavoro a colori. Fu una scossa, un terremoto nell’arte fotografica. Nel 1976, in quel tempio della modernità, si aprì la prima personale di fotografie a colori. Un urlo nel silenzio.
Furono lanciate frecce avvelenate, per quella rivoluzione colorata. Critiche feroci si schiantarono sulle sue opere, e il suo stile provocò un tumulto. Anche Ansel Adams, l’anziano maestro delle montagne in bianco e nero, spedì una lettera di protesta. Non capivano, o non volevano capire, perché Eggleston trovava la bellezza nell’ordinario. Una lattina di salsa, un cruscotto di un’auto, un cartello stradale… perché?
Eggleston vedeva un mondo diverso. Osservava il quotidiano con uno “sguardo democratico”, ricercando una bellezza marginale, ignorata dagli altri. Riusciva a cogliere la complessità e la forza di un dettaglio minore, di un momento fugace, di una luce accesa al crepuscolo.
Le sue fotografie erano dipinte con il dye transfer, una tecnica resa possibile dalla Kodak, che sprigionava un’ampia gamma di rossi, blu e gialli. Un processo di colore nato dai negativi in bianco e nero. E in quel miscuglio di tecnica e arte, Eggleston creò un nuovo linguaggio fotografico, un dialogo tra l’oggetto fotografato e l’osservatore.
Egli ha aperto una finestra sul comune, sui dettagli che ci circondano quotidianamente. Eggleston, con il suo modo di fotografare “democratico”, ci ha mostrato come anche un triciclo possa diventare arte. Come il Sud degli Stati Uniti, con le sue stazioni di servizio, i suoi cortili e le sue insegne, possa trasformarsi in un museo a cielo aperto.
Eggleston è l’uomo che ha insegnato alla fotografia a vedere i colori. E attraverso il suo obiettivo, abbiamo imparato a guardare il mondo con occhi nuovi. Un visionario, un rivoluzionario, un maestro. Questo è William Eggleston, l’artista che ha colorato la fotografia.