Il tomo di Sanguinetti, The Adventures of Guille and Belinda and The Enigmatic Meaning of Their Dreams, porta sulla pagina stampata le armonie delicate e selvagge del terreno argentino, e dei suoi giovanissimi protagonisti, Guille e Belinda. Se esiste una lingua che conosce il sapore dell’infanzia, è quella che Sanguinetti ha abilmente imbrigliato nei suoi ritratti. Non si tratta semplicemente di fotografie, ma di storie tessute di luce, ombra e desiderio.
L’autrice stessa, Alessandra Sanguinetti, nasce in America ma radica la sua formazione artistica nella natia Argentina. Il suo sguardo curioso e penetrante si nutre dei suoi viaggi, dell’argilla delle sue radici. Il frutto di questi semi, il suo lavoro, è stato poi riconosciuto e lodato in tutto il mondo.
Nelle foto di Sanguinetti c’è una melodia silente, un dialogo sospeso tra l’eccezionale e il quotidiano. Vi si ravvisano le tracce di un patriarcato ingrato, un grido soffocato di donne e ragazze in un mondo scolpito a immagine maschile. Eppure, la resistenza non è gridata, ma sussurrata, un’eco delicata e inarrestabile.
Le cugine Guille e Belinda, con la loro spontaneità e innocenza, diventano testimoni di un mondo in bilico tra la purezza dell’infanzia e l’incombente tempesta dell’adolescenza. I loro giochi, i loro sogni si fanno specchio di desideri inauditi, di paure mai pronunciate, in una danza delicata con la realtà circostante.
Le storie che l’obiettivo di Sanguinetti racconta non sono solo quelle di Guille e Belinda, ma sono il racconto universale del transitare dall’infanzia all’età adulta. Sono testimonianza della lotta per mantenere integra la propria individualità in un mondo che tende a uniformare, a omologare.
Questo libro, raro e prezioso come la verità che racconta, è un inno alla tenacia femminile, alla bellezza dell’infanzia e alla crudeltà dolce e amara dell’adolescenza. È un viaggio tra le righe del tempo, un ritratto della condizione umana impresso sullo sfondo di una Argentina tanto remota quanto vicina, tanto esotica quanto familiare.
Il messaggio finale di Sanguinetti, implicito ma potente, è un invito a guardare, a sentire e a comprendere, perchè la vita, in tutte le sue manifestazioni, merita di essere vista. E le storie di Guille e Belinda, nate sotto il cielo argentino, meritano di essere raccontate, perchè il loro racconto è un canto universale di crescita, scoperta e resistenza.