≡ Menu

Plasmare la luce…

Nasce Yousuf Karsh, sotto il cielo di Mardin, nel 1908. Nella sua lunga esistenza, fino alla dipartita a Boston nel 2002, matura una vista acuta, un silenzioso ascolto del mondo attraverso il suo obiettivo. L’artista acquisisce le sue prime lezioni sotto l’ala protettiva di John Garo, per poi navigare nel mare aperto dell’arte, delineando un sentiero tutto suo.

Karsh possiede un dono prezioso, quello di plasmare la luce come fosse un materiale tangibile, un lingotto di argento pronto a prendere forma sotto le sue mani. A volte è come una lama affilata, capace di incidere i volti con precisione chirurgica, a volte è un velo delicato che accarezza i tratti, svelando piuttosto che nascondendo. Questa danza di chiaroscuri sulle sue pellicole porta in superficie l’essenza dei suoi ritratti, una verità che affiora nelle espressioni di menti complesse come Bertrand Russell o anime tormentate come Tennesse Williams e Glenn Gould.

Karsh non si limita a catturare l’immagine, ma scolpisce. L’essenza del soggetto ritratto non è un’ombra fugace, ma una statua che prende forma sotto il suo sguardo. Emergono così autorità e tormenti, grandezza celata dietro il sipario della professione, come nel ritratto coraggioso del musicista Pablo Casal, fissato audacemente da dietro. Un dettaglio qui, un accento di luce là, sono i segreti nascosti che rivelano il tutto, un’aura interiore che si sprigiona nell’immagine.

Il volto, tuttavia, non è l’unico protagonista per Karsh. Nel suo ritratto audace della ballerina Maya Plietskaya, è il corpo a prendere il centro della scena, e il volto diventa un complemento del racconto che il corpo danza.

Ritratti come quelli di Hemingway e Churchill, diventati iconici nel loro radicamento nel nostro immaginario collettivo, risvegliano una familiarità inconscia. Sono divenuti tessere del mosaico della nostra cultura visiva, tanto da far sì che l’immagine di Churchill fosse ripresa per adornare la banconota da cinque sterline della Banca d’Inghilterra.

La radiante bellezza di Sophia Loren, la fresca e sovrana bellezza di Audrey Hepburn, sono solo alcuni dei volti che Karsh ha immortalato. Attraverso i volti del Novecento, sembra voler tracciare una mappa umana della genialità, un pantheon di uomini e donne che, con il loro contributo in vari campi – arte, letteratura, cinema, scienze, pensiero, politica – hanno cambiato il corso della nostra esistenza. Un tributo alla genialità dell’uomo, ecco il vasto lavoro di Yousuf Karsh.

Così, le mani di Karsh tessono il Novecento, non soltanto nei ritratti, ma nelle trame di luce e ombra che ne disegnano l’anima.

{ 0 comments… add one }

Rispondi