Nel fitto intreccio di “Villetta con ospiti”, Ivano De Matteo costruisce una critica alla società contemporanea così potente quanto sottile. Le figure apparentemente stereotipate che animano la storia – il prete infedele, il medico indulgente, il poliziotto corrotto, l’industriale del nord, il rumeno – sono specchi che riflettono le facce più oscure della nostra società.
Il film, svolgendosi nel giro di un solo giorno, crea un microcosmo compresso di ipocrisie borghesi, di segreti e divisioni familiari che vengono alla luce durante il corso della giornata, per esplodere in una notte fatale. E’ un quadro disincantato dell’Italia di oggi, un ritratto della legittima difesa portata all’estremo, un concetto che De Matteo maneggia con abile provocazione.
Tuttavia, c’è qualcosa di profondamente umano in questa brutalità. De Matteo non esita a rivelare le bassezze dei suoi personaggi, ma fa anche luce sul loro desiderio di sopravvivere, su quel istinto primordiale che ci spinge a fare cose impensabili.
Eppure, ci viene ricordato, attraverso la figura della domestica rumena, che esiste anche un’altra faccia dell’umanità. La sua bontà e sacrificio sembrano essere un contrappunto alla malvagità generale, fino a quando anche lei viene coinvolta nella spirale discendente.
In “Villetta con ospiti”, De Matteo disegna un quadro scuro ma necessario della nostra società. Un film che, come un specchio, non ci permette di nascondere la nostra bruttezza, ma ci invita piuttosto a riconoscerla, a confrontarci con essa. Così, forse, potremmo trovare un modo per uscirne.