Letizia Battaglia, gemma di Palermo, è una tessitrice di storie raccontate attraverso l’inchiostro invisibile della luce e dell’ombra. La sua arte, simile a un fiume carsico, scorre sotto il manto del silenzio, nascondendosi prima di emergere in un fragore di rivelazioni.
La sua Palermo si svela, scatto dopo scatto, come un manoscritto di pietra, in cui i muri grigi risuonano delle voci del suo popolo, portatori di storie di dolore, di coraggio, di lotta e di speranza. Battaglia, con la sensibilità di un’antica narratrice, racoglie queste voci, ne cattura l’essenza, e ne plasma le immagini.
Le sue fotografie sono un grido muto ma assordante. Una cronaca della morte, della violenza, della paura che la mafia ha seminato come semi avvelenati nei campi della Sicilia. Tuttavia, aldilà della realtà atroce, Battaglia scopre l’umanità tra le crepe, il dolce nel mezzo dell’aspro, la bellezza nelle ombre. Come la luce più brillante che emerge dalle tenebre più dense, le sue fotografie rivelano la forza di un popolo che, nonostante tutto, non smette mai di cercare la vita, di nutrirla, di difenderla.
Ogni scatto è come un seme piantato nel terreno arido della disperazione, un seme che germoglia e fiorisce in un atto di ribellione contro l’indifferenza, la paura, la morte. Sono immagini che proclamano al mondo: “Ecco, guardate! Questa è la mia Sicilia, ferita e orgogliosa, vittima e combattente, morente e rinascendo ogni giorno!”
Attraverso il suo lavoro, Letizia Battaglia ha creato una narrazione visiva che è un inno alla vita e un’appello per la pace. Ha plasmato con la luce la memoria di un popolo, ha tracciato con l’ombra la sua speranza. Le sue fotografie sono altari laici, templi del ricordo in cui si prega non per i morti, ma per i vivi, per i sopravvissuti, per coloro che continuano a lottare, a sognare, a sperare.
E così, sul palcoscenico del mondo, Letizia Battaglia si fa cantore della vita, anche quando è intrecciata con la morte; si fa poeta della luce, anche quando emerge dalle ombre; si fa testimone della speranza, anche quando nasce dal grido disperato del dolore. Il suo obiettivo è uno specchio che riflette la nostra umanità, nelle sue miserie e nelle sue grandezze. Dopotutto, siamo noi il nostro viaggio. E nelle fotografie di Battaglia, quel viaggio è impresso con la forza della verità, la dolcezza della compassione, la ferocia della speranza.