I libri, si potrebbe dire, sono ancore in un mare in tempesta, balsamo nel freddo dell’inverno. Non diventano un fardello, non aggiungono grammi alle vertebre. Al contrario, liberano, sollevano, trasportano lontano.
Viaggiano i libri, non si fanno trasportare. Fanno dimenticare il peso del giorno, il carico delle preoccupazioni. Offrono un rifugio, un luogo dove riposare, dove il mondo resta fuori dalla porta. Liberano dal peso della vita, danno respiro, permesso di sognare, di essere liberi.
Non sono i libri a pesare sulla schiena, sono i libri a togliere il peso dalle spalle. Prendono per mano e guidano in luoghi che non si sarebbero mai immaginati, fanno rivivere storie che non si sarebbero mai potute sognare, fanno risuonare voci che non si sarebbero mai potute sentire.
Un libro non è un semplice oggetto, non è solo carta e inchiostro. È un amico, un compagno, un maestro. È un portale verso l’ignoto, una navicella che porta in luoghi lontani, una chiave che apre porte che non si sapeva nemmeno esistessero.
In un mondo in cui tutto sembra correre, in cui la vita sembra un peso sempre più pesante da portare, i libri sono un rifugio, una salvezza. Permettono di fermarsi, di respirare, di essere se stessi. Permettono di sognare, di viaggiare, di vivere mille vite diverse.
E così, come foglie leggere mosse dal vento, i libri danzano nel tempo. Non sono un peso, ma ali. Non sono una prigione, ma libertà. Non sono un dovere, ma un piacere. Sussurrano storie antiche e nuove, raccontano di mondi lontani e vicini, trasformano il silenzio in parole, il buio in luce. Così, silenziosi e potenti, i libri diventano un ponte tra il sogno e la realtà, tra il qui e l’altrove, tra l’oggi e l’infinito.