Bernini, maestro della passione avvolgente e calda, sapeva catturare il desiderio lacerante e violento, riassumendolo in gesti eleganti e definitivi. La sua abilità trascendeva il bene e il male, oltre la morale pubblica o privata, e oltre la legge. La sua arte, come la statua del ratto di Proserpina, dimostra una profonda comprensione del delirio dei sensi, con dita di marmo gelido che penetrano in una carne marmorea che non mostra alcun segno del suo materiale.
Le opere di Bernini non si rivolgono alla ragione, ma piuttosto stordiscono l’osservatore con volute e spirali che avvolgono e fanno perdere i sensi. L’artista, capace di colpire brutalmente suo fratello per un’amante destinata a essere abbandonata, si immergeva completamente nel delirio dei sensi.
La sua arte racconta storie di stupri e sante in estasi come le peggiori peccatrici, sintetizzando la lotta eterna tra l’istinto e la legge, tra carnefice e vittima, tra la passione che non ascolta ragioni e la civiltà. Il suo lavoro riflette la filosofia di Agostino: “ama e fa’ ciò che vuoi”. Bernini esemplifica questa filosofia con l’innocenza sensuale e travolgente che solo i santi e i grandi peccatori possiedono.
Che si tratti di scolpire una statua o di disegnare un portico per San Pietro, l’arte di Bernini evoca un’ebbrezza che trascina l’osservatore in un vortice di emozioni. In ogni sua opera, Bernini ha saputo incapsulare il conflitto tra la pulsione e la legge, tra il carnefice e la vittima, e tra la passione e la civiltà, in modo ineguagliabile.