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Made in Italy…

Malgrado le accese discussioni riguardo all’uso della Venere di Botticelli come influencer nella campagna promozionale del turismo, qualcosa di ancor più cruciale emerge, come l’onda lunga di un mare profondo.

Si pone la domanda se l’Italia necessiti davvero di un’iniziativa turistica generica, che abbracci l’intero marchio “Italia”, riproponendo gli stessi luoghi simbolo, gli eterni cliché. Se il Bel Paese fosse alle prese con una crisi generale del turismo, allora tale strategia sarebbe giustificabile. Ma la realtà è ben altra.

Venezia, come una madre che protegge il suo fragile bambino, sta considerando di porre limiti al numero di visitatori, o di introdurre altre misure per arginare l’incessante flusso di turisti. E Venezia non è sola in questo, basta guardare alle Cinque Terre e ad altre mete celebri. Gli Uffizi, dove la Venere di Botticelli giace, sono quasi inaccessibili senza prenotazione online e pagamento anticipato, e persino così, durante l’alta stagione, la fatica si fa sentire. La Costiera Amalfitana è continuamente assediata dalla folla.

L’Italia, invece, dovrebbe prendersi cura dei tesori più nascosti e meno celebrati della Penisola, come si coltiva con amore un giardino segreto. Ci sono borghi medievali arroccati su colline e affacciati su spiagge e laghi, piccoli musei nascosti, bellezze naturali semisconosciute e feste tradizionali dal fascino folcloristico.

Sono questi i luoghi che languono nell’ombra del turismo internazionale, e che meriterebbero di essere riscoperti, specialmente nelle aree del paese dove la disoccupazione e lo spopolamento mordono come un freddo vento d’inverno.

Se la Venere della campagna pubblicitaria avesse deciso di immortalarsi con il suo sorriso davanti a queste meraviglie sconosciute, forse l’iniziativa avrebbe trovato un’accoglienza più calorosa. Forse.

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