Una condizione disperata, che li emargina dalla società, li tiene lontani dalla televisione, li rende poco appetibili dalla politica e dalla pubblicità. No, non mi riferisco agli analfabeti funzionali (oltre un italiano su quattro) recentemente censiti dall’Ocse. Sto parlando dei milioni di alfabetizzati cronici che ancora si ostinano a leggere i quotidiani e i libri, vanno ai concerti, frequentano le mostre, amano viaggiare, affollano i dibattiti e le letture pubbliche, puntano a un dottorato di ricerca (i casi più disperati), ai master (quelli veri, da frequentare), a uno stage di specializzazione, a una carriera in campo culturale, magari – udite, udite! – a lavori dequalificati come l’insegnamento. Ecco: cosa fare di questa irriducibile minoranza di esclusi, di ostinati, che vagano per i palinsesti senza mai trovare porto, che vengono scartati dalle agenzie perché troppo qualificati, ai quali nessun politico nessuno si rivolge per rinfrancarli? Che fare di questo folto gruppetto di italiani acculturati che disprezzano i reality show e non sopportano i dibattiti televisivi fatti di urla e slogan, e insomma rifiutano ostentatamente di integrarsi? Ricerche sociologiche più o meno accreditate sostengono che esiste ancora, in questo Paese, chi non ha idea di che cazzo abbiano mai fatto nella vita Fedez e Ferragni da essere così famosi e sa invece apprezzare gli scritti di Hawking, non ha mai visto L’isola ma ha visitato Ponza. Le autorità sono preoccupate. È in quella sentina di ostinati, di socialmente diversi che può annidarsi la prossima sommossa.
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