La paura bisogna prenderla di petto, calpestarla, deriderla, saltarle sopra fino allo sfinimento, fino a che il sudore grondi copioso dalla fronte per lo sforzo, ignorarla, sfregiarla, deriderla, prenderla a pugni, a calci in faccia per sentire il rumore sordo delle ossa che cedono sotto la pressione incessante delle nocche. La pura bisogna evitarla, rispettarla, assecondarla per darle la possibilità di palesarsi, di fidarsi e allora, solo allora, avere la forza, il coraggio, di guadarla negli occhi e accopagnarla alla porta della propria vita, sbattergliela in faccia e gridarle forte di andarsene a farsi fottere. La paura bisogna abbracciarla e, tenendola stretta, stamparle il proprio sorriso sulle labbra, baciarla, stupirla col coraggio – il coraggio, quello vero, fatto di gesti e non di vuote parole. La paura bisogna spedirla al mittente, subito, con la femezza di un chirurgo, senza darle il tempo di attecchire subdola nel cuore. Umiliarla, scioccarla, scacciarla, baciarla, rispettarla… se ci si vuol salvare, alla paura bisogna farle qualsiasi cosa, adottare qualunque strategia, tutto, tranne perder tempo a scriverle come se davvero esistesse.
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