Come lama di un lampo ha guizzato cupamente nella mia testa, il suo nome. E il suono imminente, sospeso in un’ampia sorsata, ha rimbombato profondo, sfuggendo. La pioggia, che lava via i pensieri, ha pianto in modo acuto come le prefiche nell’intervallo delle orazioni. I piccoli suoni si sono disgregati dentro di me, inquieti. Rumore di vetri in frantumi. Frastuono di note impazzite. E sordo è piombato il dolore.