Solitamente è raro che nel tentativo di persuasione s’imbastisca un ragionamento su una fallacia detta dell’autorità. Lo si fa, perlopiù, allorquando le ragioni dell’argomento sono mosce e si ha la necessità di appellarsi all’autorevolezza di una fonte sfruttandone la forza della convenzione sociale.
Prendete Cerasa: «Se le parole hanno un senso, il matrimonio è quello che viene celebrato tra un uomo e una donna che si sposano sapendo bene che sull’etimologia delle parole non si può equivocare: matrimonio viene da matrimonium, è l’unione tra due parole latine, mater, madre, e munus, dovere, compito, ed è un’unione che esiste per sancire l’amore tra due persone che si amano e che desiderano rendere legittimi e tutelati i figli nati dall’amore tra due persone di sesso diverso. Il matrimonio è questo, con le parole non ci si può sbagliare» (Il Foglio, 27.5.2015).
Ad imboccar questa china, quando ci si riferisce al papa col termine “pontefice” uno avrebbe da immaginarsi Bergoglio imbardato a capomastro lì a costruire un ponte su di un fiume? O che usando la parola “crisi” (dal gr. krísis), più che alla «fase della vita individuale o collettiva particolarmente difficile da superare e suscettibile di sviluppi più o meno gravi» uno voglia intendere scelta, giudizio o decisione?
In tutta evidenzia, via, qui la logica del direttore – si direbbe nel gergo tecnico-scientifico – “piscia da tutte le parti”, ma sarà che Cerasa si contende la radice con cĕrastēs, verme — come i più sanno — parassita delle piante già noto ai tempi di Plinio il Vecchio.
{ 0 comments… add one }
Next post: Una donna…
Previous post: Marito, l’amante infelice