Era il 22 dicembre del 1947, la Costituzione della Repubblica abolì la pena di morte. Da allora, insensibili, continuiamo freneticamente e fuori legge ad applicarla (la gente neppure più si volta) verso la lingua italiana.
Ogni sostituzione di parola italiana con espressioni (più o meno) anglofone — da una nuova insegna di bottega, giù giù per indicazioni, contratti o leggi del parlamento — sono scariche di spietati plotoni d’esecuzione assassini.
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