Nel dibattito che periodicamente si accende sul simbolo di Fratelli d’Italia, la fiammella tricolore sembra mantenere il suo paradossale potere evocativo. Luca Ciriani, in un’intervista a Il Foglio, ha ammesso che prima o poi «arriverà il momento di spegnerla». Una dichiarazione che, a ben vedere, non scandalizza, ma anzi coglie una verità quasi banale: quel simbolo, che per una generazione rappresentava identità e appartenenza, oggi è solo un relitto visivo, insignificante per i giovani. Nulla da eccepire sul ragionamento: i tempi cambiano, i simboli pure.
Eppure, nonostante l’innocuo chiarimento di Ciriani, la fiammella continua a bruciare di un fuoco più polemico che simbolico, alimentando l’ossessione di chi vede in essa una nostalgia mai sopita del passato. Il vero problema, però, non è nel simbolo. È altrove, in una realtà ben più concreta e dannosa per la democrazia: il ruolo sempre più ornamentale del Parlamento. Lo stesso Ciriani, quasi di sfuggita, ha osservato come certi ministri trattino le Camere come un jukebox: inserisci la moneta e ottieni ciò che vuoi.
Una metafora brillante, certo, ma fin troppo generosa: non si tratta solo di certi ministri, bensì di un sistema intero. Da anni, ormai, il Parlamento è ridotto a timbrare decreti scritti altrove, nei ministeri o nelle stanze di Palazzo Chigi, come un notaio che convalida decisioni già prese. La separazione dei poteri, colonna portante della democrazia, è stata progressivamente erosa da governi che si sono succeduti con modalità sempre più simili, tanto a destra quanto a sinistra. Il tutto con un copione noto: quando sono al potere, le forze politiche si adattano perfettamente a questa deriva autoritaria, salvo poi riscoprirsi paladine del parlamentarismo non appena tornano all’opposizione.
Il problema non è il simbolo di un partito. La fiammella non è che una distrazione, utile per chi vuole spostare l’attenzione su battaglie di superficie mentre il vero fuoco arde: quello della democrazia ridotta a routine amministrativa, privata del suo slancio vitale. E chissà, magari spegnere la fiammella sarà davvero un atto simbolico. Ma non certo per ragioni storiche. Forse, semplicemente, perché illumina troppo poco rispetto ai roghi più grandi.